Il Contratto Digitale: la fine del lavoro tradizionale (e l’inizio delle imprese che funzionano) | Hacking Expert 011 con Nicolò Boggian

Introduzione

Facciamola finita con lo smart working da folklore. È ora di mettere le mani nel motore delle imprese tech. E cambiare le regole del gioco.

Negli ultimi anni abbiamo visto le aziende inseguire il “digitale” con l’entusiasmo di chi compra l’ultimo gadget ma continua a vivere come prima.

Workflow patinati, tool moderni, magari anche una finta cultura dell’”agilità”…

Ma sotto sotto, il modello organizzativo è sempre quello: rigido, verticalizzato, lento. E, diciamolo, ormai fuori tempo massimo.

In questa puntata della rubrica Hacking Expert nel mio canale YouTube Tech No Logic e nel podcast Pionieri del Tech ne ho parlato con Nicolò Boggian, sociologo, imprenditore e autore di un contratto che potrebbe finalmente sbloccare il tech in Italia: il primo contratto collettivo nazionale pensato veramente per le imprese digitali.

La situazione attuale: manager novecenteschi in aziende con il logo “tech”

Molti parlano di digital transformation. Pochi cambiano davvero.

La verità?

Stiamo ancora usando contratti e modelli organizzativi progettati per un mondo dove l’output era “ore-uomo”, la catena era rigida e il valore si costruiva per esecuzione, non per innovazione.

Risultato?

  • Persone demotivate.
  • Talenti in fuga.
  • Founder che fanno i “project manager deluxe”.
  • Aziende che crescono fino al collo… e poi si piantano.

Il contratto digitale: non un benefit, ma un cambio di paradigma

Il contratto presentato da Nicolò introduce una sezione speciale per le imprese digitali all’interno del CCNL Comunicazione. Non è una toppa. È una riscrittura.

Ecco cosa cambia:

  • Niente più orari o luoghi obbligatori: il vincolo di tempo e spazio sparisce, salvo accordi individuali.
  • Lavoro per obiettivi e progetti, non per task e minutaggi.
  • Incentivi variabili legati alla produttività e agli investimenti aziendali.
  • Maggior libertà per il lavoratore, ma anche responsabilità e flessibilità per l’azienda.

In pratica: un contratto che parla lo stesso linguaggio dell’innovazione.

Non è solo una questione giuridica. È una questione strategica.

Questo modello è pensato per aziende che vogliono:

  • Smettere di trattenere i talenti a forza di burocrazia.
  • Premiare chi crea valore, non chi fa presenza.
  • Trasformare la cultura del lavoro da comando-controllo a ownership-responsabilità.
  • Scalare attraverso sistemi, non superstizioni aziendali tipo “il capo decide tutto”.

Il contratto aiuta chi è già avanti a fare ordine, e chi vuole evolvere a non sentirsi più frenato dal contesto normativo.

Impresa digitale ≠ telelavoro + Slack

Il cuore del modello è la struttura policentrica dell’impresa digitale:

  • Non più un capo che decide tutto.
  • Ma team autonomi, organizzati per pod o unità di delivery.
  • Dove il manager non è un controllore, ma un orchestratore.

Come dice Nicolò, l’azienda non è una catena di montaggio, ma un ecosistema.

E non può essere gestita come se fosse una fabbrica del 1975 con il CRM al posto del cartellino.

Cosa cambia per i lavoratori?

  • Più autonomia.
  • Maggior equilibrio vita-lavoro (quello vero, non il “Friday remote”).
  • Responsabilità condivisa sui risultati.
  • Maggiore trasparenza nei percorsi di crescita.

Il lavoratore non è più un “esecutore di mansioni”, ma una parte attiva dell’impresa, con libertà reale e incentivi chiari.

Cosa cambia per le aziende?

  • Si abbatte il costo dell’inefficienza organizzativa.
  • Si può attrarre (e trattenere) talento che oggi guarda altrove.
  • Si smette di investire su “presenza” e si comincia a farlo su valore.
  • Si crea un’organizzazione scalabile, adattiva e realmente meritocratica.

Se vuoi costruire una tech company seria, questo contratto è uno strumento chiave.

Uno sguardo più ampio: Europa, AI e futuro del lavoro

L’iniziativa non è isolata.

Si muove in sintonia con discussioni europee su contratti misti, nuove forme di organizzazione e perfino regimi unificati per le aziende tech.

È il primo passo per creare un ambiente in cui l’innovazione sia possibile senza dover combattere contro la burocrazia.

E guarda caso, è anche il modello perfetto per affrontare il prossimo salto evolutivo: l’integrazione dell’AI e degli agenti autonomi nei processi aziendali.

Risorse consigliate

  • Humanocracy – Gary Hamel & Michele Zanini
  • Libertà nel lavoro – Giovanni Mari
  • Work Without Jobs – John Boudreau

Conclusione

Se sei un imprenditore tech, un CTO, un manager illuminato: questo non è un post motivazionale.

È un invito ad aggiornare il tuo sistema operativo aziendale.

Il mondo del lavoro è cambiato. Se continui a gestirlo con le logiche del passato, resterai nel passato.

Il nuovo contratto digitale è uno strumento.

Sta a te decidere se usarlo per costruire la tua impresa del futuro…

…o continuare a fingere che basti il ping pong in ufficio per essere innovativi.

Altri articoli che potrebbero piacerti